Nacque a Sant’Elpidio a Mare, il 25 marzo 1885, a quel tempo un paese rivierasco che si avviava lentamente a diventare un centro calzaturiero di prim’ordine. La famiglia, povera e numerosa, lo educò alle pratiche della vita cristiana. Pensò anche all’educazione civile iscrivendolo alla scuola che frequentò con notevole successo. Al futuro ci pensò lui stesso chiedendo di entrare tra i cappuccini che, a quel tempo, avevano un bel convento sulla collina di Sant’Elpidio. (...)
Terminato il corso degli studi, fu nominato insegnante e preside delle scuole secondarie di Cingoli e Civitanova, emergendo non solo per competenza, ma anche per chiarezza di metodo, per impegno costante, cui aggiungeva pazienza, serenità e una sottile vena di umorismo, che alleggeriva il peso della scuola agli alunni. Nel 1928 fu mandato a Pesaro, dove restò fino alla morte.
Passata la bufera della prima guerra mondiale, alla quale partecipò dal 1916 alla fine come semplice soldato di sanità e ritornato alla vita di convento tra i suoi studenti, P. Giuseppe si accorse che nuove necessità emergevano e una nuova attività era necessaria per rinsaldare le file dei sacerdoti e dei religiosi e per incrementarne non solo la qualità ma anche il numero, che le vicende degli ultimi decenni avevano notevolmente ridotto. I mezzi li trovò nel Vangelo: preghiera “perché il padrone mandi operai nella sua messe”; devozione all’Eucaristia; direzione spirituale.
Dove non poteva giungere direttamente, giungeva con la corrispondenza e con la stampa. P. Giuseppe fu un instancabile scrittore di lettere con le quali suggeriva elevazioni spirituali; dava consigli; chiariva dubbi con parole appropriate, brevi, chiarificatrici.
Egli sapeva, inoltre, che la vocazione al sacerdozio e alla vita religiosa e missionaria ha bisogno di essere annunziata e illustrata. Da qui la necessità della stampa. Per oltre quaranta anni diresse il quindicinale “Pace e bene”, che fu, per così dire, l’organo ufficiale dell’Opera delle vocazioni, e un calendario murale cui più tardi annesse anche un foglio mensile di quattro pagine dal titolo “Direzione Spirituale”.
Tutto questo lavoro, che cresceva e si ampliava, lo spinse a impegnare altre persone. Nacque, così, l’idea di un’associazione di anime pienamente dedicate alla vita di perfezione e di apostolato, che potessero attendere, con la preghiera e l’azione, alla promozione vocazionale e ad altre attività collaterali. Per questo fondò così l’Istituto delle Sorelle Francescane delle vocazioni, chiamate poi Volontarie delle vocazioni, presenti nelle Marche, in Puglia e in Brasile. C’è chi ha detto che il Beato Giustino Rossolillo si sia ispirato a lui per fondare l’Istituto dei Padri Vocazionisti.
P. Giuseppe continuò il suo lavoro fino alla fine con uno zelo e un’operosità incredibili. Lo attestano le sue opere, le stampe che curò, il contributo che diede alla promozione vocazionale, l’assistenza continua a tante anime bisognose del suo ministero sacerdotale, l’attenzione vigile all’Istituto per l’organizzazione giuridica e la formazione spirituale che faceva capo all’Eucaristia e alla Madonna, scrigni della sua freschezza spirituale.
fonte: https://www.cappuccinimarche.org/?page_id=21804
[pagina in costruzione]